Associazione Strada del Tartufo Mantovano

Antichità e mistero. Storia e leggenda. Mito. In una parola, tartufo.

Raccontare la storia di questo fungo significa risalire alla notte dei tempi. 

Secondo alcuni studiosi, le sue origini risalgono 
ai Sumeri e ai Babilonesi. Il tartufo è stato protagonista 
della tavola del faraone Cheope e in Europa è noto da almeno 
2000 anni come testimoniano scritti, opere e citazioni quali ad esempio il “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio che ha dedicato un intero capitolo al fungo. 

Nel Medioevo se ne perdono le tracce. Lo si ritrova, in epoca rinascimentale, alla tavola di Caterina de’ Medici e Lucrezia Borgia e in tutti i banchetti più fastosi. 

Nel 1500 il medico umbro Alfonso Ciccarelli scrive il primo trattato sul tartufo e sempre nello stesso secolo, per la prima volta, Andrea Cesalpino annovera inequivocabilmente i tartufi tra i funghi.

Nel Settecento il Conte de Borch pubblica una monografia dedicata al tartufo “Lettres surles truffes du Piemont”, nel 1788 Vittorio Pico nella sua “Melethemata Inauguralia” descrive per la prima volta il Tartufo bianco con il nome di Tuber magnatum, ma è solo nel 1831 con la “Monographia Tuberacearum” dell’italiano Carlo Vittadini che si ottiene la prima descrizione scientifica delle specie di tartufo presenti in Lombardia. Con questa pubblicazione nasce ufficialmente l’idnologia, la scienza che studia i tartufi e i funghi ipogei in genere.


Ancora oggi il tartufo è oggetto di dibattiti e studi scientifici legati, in modo particolare, alla possibilità di poterlo coltivare, soprattutto il pregiato Tartufo bianco Tuber magnatum Pico.

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